Recensioni

Una biografia della società – Orlando

Casa editrice: Arnoldo Mondadori
Costo: € 13,00
Genere: Biografia (?)
Titolo Originale: Orlando
Traduzione: Grazia Scalero

“Siamo quindi costretti a concludere che la società è simile ad una di quelle bevande che le padrone di casa servono calde all’epoca del Natale, il cui aroma dipende da una saggia misura di una dozzina di ingredienti diversi. Assaggiatene uno e vi parrà insipido. […] La società è dunque, allo stesso tempo, tutto e nulla. La società è il decotto più potente del mondo, e la società non esiste neppure. Soltanto i poeti e i romanzieri possono trattare di simili mostruosità.”

Non l’ho capito.
Sì, è inutile girarci intorno, ho chiuso le pagine di questo romanzo con la sensazione che mi abbia detto la metà delle cose che avrebbe potuto dirmi.
Sin da subito ho capito che qualcosa non andava nella lettura, ma solo alla fine ho compreso che il problema non era del romanzo ma mio. Ho preteso di fare questa lettura in una settimana, di usarlo per spezzare una lettura che credevo ben più complessa. L’ho sottovalutato e mai errore fu più grave.

Ogni libro (ogni buon libro) ha più di un piano attraverso il quale può essere interpretato, il primo è ovviamente quello estetico, ma da questo si può scendere (se si vuole) sempre più in profondità portando alla luce anche i significati ermeneutici che lo scrittore ha inserito tra le righe o che la storia ha tenuto in serbo appositamente per noi.
Se per la maggior parte dei romanzi la scelta del piano su cui soffermarsi spetta al lettore, Orlando fa parte di quei pochi romanzi che non ti da nessuno scampo. Ha troppe cose da dire e troppo poco spazio per farlo, per questo trascina in un vortice di significati da cui è impossibile sottrarsi. Se non si è preparati a ciò, se si cerca di fare resistenza già dalle prime pagine, tutta la storia resterà criptica e per comprenderla l’unica possibilità è ricominciare dal principio. Non ti chiede niente, non ti obbliga, ma se non lo segui come propone, lasciandoti guidare dalle esperienze che narra, la storia perde molto (se non tutto) del suo valore.

Quanto può essere riduttivo dire che Orlando è la biografia di un uomo immortale che, dopo circa un centinaio di anni, continua la sua vita come donna l’ho capito solo andando avanti con la lettura. Questo romanzo non è la biografia di una persona, ma di 300 anni di storia occidentale, una trattazione storica della società e dei suoi cambiamenti dal XVI al XIX secolo sotto più punti di vista. Sembra di essere davanti ad uno di quei video in cui il protagonista in primo piano resta immobile, mentre il mondo intorno a lui cambia sempre più velocemente, si modificano gli ambienti e la sue estetica ma niente scalfisce il suo essere.
Entrano in gioco i rapporti uomo/donna, il peso della cultura nella libertà dell’uno e dell’altra e la volontà di Virginia di mettere in gioco delle realtà che spezzino le convenzioni. Quando Orlando è uomo ridondanti saranno le descrizioni estetiche, le storie d’amore, gli intrighi di corte. Mentre nel momento in cui le cose iniziano a complicarsi Orlando diverrà donna, si unirà agli zingari turchi, affronterà da sola un viaggio per l’Inghilterra, combatterà a livello legale per poter riavere i propri possedimenti. Questa costruzione degli eventi mette ulteriormente in risalto il fatto che l’interiorità di una persona non equivale alla materialità che la circonda e può restare immutata comunque, nonostante tutto. Orlando è sempre Orlando, è inutile concentrarsi si di lui, la vera protagonista è la relazione che si forma tra umano e società, quella società che cerca di plasmare costantemente chi la vive e quell'individualità sempre costretta a reinventarsi per non negare se stessa.
Si parla dell’industrializzazione e della perdita di terreno della natura nei confronti dell’urbanizzazione; di come i tempi si contraggano mano a mano che i mezzi di trasporto diventano più veloci e di come questo comporti anche una completa modifica per ciò che riguarda il tempo di vita; del valore della letteratura, il suo affermarsi come attività remunerativa e quindi degna di essere intrapresa.

Tutto questo rende il libro estremamente ricco ma anche estremamente lento. Ogni pagina ha bisogno di più momenti di interpretazione e collegamenti, non può essere letta estrapolandola dai suoi significati profondi perché perderebbe di senso e verrebbe difficile collegarla agli eventi passati e futuri.
Io ho sbagliato. Ho preso questa lettura sotto gamba ed ora sono qui a chiedermi se sia il caso di riprendere in mano il volume, ora o tra qualche tempo, sperando di riuscire finalmente a capire cosa ho perso, qual è il punto della storia che mi è sfuggito come sabbia tra le dita.


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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.