Recensioni

Recensione: "La lettera" di Hughes Kathryn

Casa editrice: Nord
Costo: € 16,60€
Genere: Saga familiare
Titolo Originale: The Letter
Traduzione: Iacomuzio C.


“Nonna?”
“Si tesoro?” disse lei, riscuotendosi dalle sue fantasticherie.
“Tu e il nonno come vi siete conosciuti?”
Si alzò e prese la bambina per mano, scostandole una ciocca bionda dal viso. “Dunque, vediamo un po’. È una lunga storia…”

Finisce così il breve prologo del romanzo di cui vi parlerò oggi. Questa parte è stata una boccata di aria fresca in questo momento estremamente difficile che sto attraversando, un momento fatto di incertezza e brutte notizie. Come avrete notato la mia presenza sul blog è estremamente sporadica, vi avevo già parlato del fatto che sto leggendo poco, ma oltre alle recensioni non ho la testa per condividere con voi neanche qualcos’altro. Ogni giorno una preoccupazione diversa e sembra che le cose non abbiamo intenzione di calmarsi a breve. E in mezzo a tutto questo casino ecco che spunta un libro, che prima di farmi immergere in una storia che non so come andrà a finire mi dice “tranquilla, nonostante tutto quello che succederà, andrà tutto bene”. Ecco, questa è la frase che mi ripeto costantemente in questo periodo e in questo libro ho trovato la storia giusta al momento giusto, quella storia che mi ha aiutata a rinforzare l’idea che nonostante tutto alla fine ogni pezzo del puzzle andrà al suo posto, perché ogni cosa che succede, soprattutto se negativa, può essere usata in due modi: per arrendersi passivamente a ciò che accade oppure per stringere i denti, rimboccarsi le maniche e mettersi d’impegno per far tornare a girare la ruota della buona sorte dalla propria parte. Certo adesso ci starebbe benissimo la canzone “Ce la posso fare” di Hercules oppure “Ce la farò” de La principessa e il ranocchio (se ve lo state chiedendo si, queste canzoni sono nella playlist che ascolto tutti i giorni che ho da camminare, insieme a tante altre canzoni Disney ovviamente), ma andiamo avanti che è meglio!

La storia parte con un breve prologo ambientato ai giorni nostri, e la storia che la nonna racconta si svolge su due piani temporali diversi: il primo intorno al 1970, in cui la protagonista è Tina, una ragazza di 28 anni alle prese con un marito violento e fannullone costretta a fare due lavori per mantenere la casa mentre lui sperpera i soldi nel gioco d’azzardo, la domenica Tina lavora anche in un mercatino di beneficenza in cui si vendono cose usate e una di queste domenica trova una lettera sigillata datata 1939; il secondo piano temporale sarà appunto quello del 1939 in cui i protagonisti sono Billy e Christina due ragazzi innamorati a cui il destino non ha certo sorriso. A questi due piani temporali principali si intersecano brevi capitoli che parlano del passato dei personaggi più importanti per la storia, prendendo in considerazione in particolare il momento che li ha portati a diventare ciò che sono, nel bene e nel male.
Oltre la questione dei piani temporali la scrittura non è degna di menzione speciale, una semplice terza persona sia per il passato che per il presente senza nessuno stile particolarmente ricercato o elegante. Non di certo una pecca questa visto che il romanzo non tratta di ambientazioni o personaggi che con una scrittura elaborata sarebbero risaltati maggiormente, allo stesso tempo però non c’è neanche nessuna nota particolare, quell’utilizzo della prosa come strumento per aggiungere qualcosa in più alla storia.

Il passato ha un ruolo estremamente importante per tutti i personaggi di questa storia, esattamente come il nostro passato è estremamente importante per tutti noi. Ciò che siamo oggi è strettamente legato al nostro passato, ogni nostra esperienza è stata importante per formare le persone che siamo ed è un concetto che tra queste pagine non viene mai dimenticato ed in alcuni casi anche portato all’estremo, trasformandosi in quel passato pesante ed asfissiante che impedisce di trasformare la vita in presente sino a quando il masso che blocca la strada non viene spostato.

Il personaggio di Tina è quello di una donna qualunque, che si ritrova bloccata in una vita che non vuole in particolare a causa di un marito con un concetto dell’amore completamente distorto. Ho apprezzato come l’autrice ha delineato le vicende della violenza domestica, una storia che non si risolve in maniera semplice e veloce, in cui non basta una nuova avventura a per superare problematiche profonde che si trovano alla base di una relazione malata e distruttiva.
La trama non si può certo dire originale, il libro rispecchia fedelmente il genere di cui fa parte in cui le vicende vanno sempre, più o meno, allo stesso modo (ovviamente parlo in riferimento alla mia esperienza personale), con lievi variazioni dovuti più che altro alle caratteristiche delle persone scomparse e a quelle dei detective estemporanei. Proprio per questa banalità di trama in questo genere di romanzi credo sia molto importante dare il giusto peso e valore alle personalità che vengono descritte, alle motivazioni delle scelte creando dei personaggi che possano dare forza alla storia, rendendola realistica. Dal mio punto di vista in questa storia ci sono stati un po’ troppi incontri ed eventi casuali scarsamente motivati, in alcuni punti si può notare come certi eventi vengano inseriti un po’ troppo forzatamente per poter far andare avanti la storia quando magari si sarebbero potuti elaborare escamotage magari più complessi ma con un risultato meno raffazzonato.

La forza di questo romanzo è incanalata tutta nei personaggi, nella loro personalità e nei loro legami. L’autrice in questo caso ha saputo tessere queste relazioni decisamente meglio rispetto agli eventi che riguardano la soluzione del mistero. Il rapporto tra Tina e Rick è estremamente realistico, sappiamo cosa li ha portati a diventare quello che sono e riusciamo a capire Tina nelle sue scelte per quanto da persone esterne non potremo far altro che indossare i panni di Graham o Linda e lasciare che le cose facciano il proprio corso. Non solo questa relazione è ben strutturata, lo sono anche i legami familiari che incontriamo nel 1939, per quanto possiamo non trovarci d’accordo con le scelte di quello che, volendo, possiamo definire l’antagonista, arriviamo a capire la sua scelta, anche se capirla non vuol certo dire accettarla o reputarla corretta, soprattutto leggendola con gli occhi del presente.
Non ci sono improvvisi cambi e pentimenti, non si parla di cose che possono essere superate o cambiate da un giorno all’altro e i personaggi non ci prendono in giro mostrandosi prima in un modo e poi improvvisamente in un altro. Una cosa che apprezzo davvero tantissimo, coerenza nella personalità. Cosa che purtroppo spesso vedo mancare in molti romanzi anche quando, come in questo caso, è proprio sulla personalità di essi che viene basata tutta la storia.

Tirando le somme posso dire che questo libro mi è piaciuto, non lo reputo uno di quei libri da leggere assolutamente, ma è una bella lettura di relax, di quelle non troppo impegnative per periodi un po’ pesanti, che comunque hanno il loro perché e offrono buoni spunti di riflessione e discussione.

Trama:
Quanto può durare un ricordo? Tina se lo chiede ogni sabato, davanti ai vestiti usati che vende per beneficienza. E se lo chiede quando, in una vecchia giacca, trova una lettera che risale al settembre 1939. E che non è mai stata spedita. Chi saranno mai Chrissie, la destinataria, e Billy, l’uomo che nella lettera implora il suo perdono? Qual è la storia che li unisce? E che ne è stato di loro? Inseguire quel ricordo ingiallito diventa ben presto per Tina una ragione di vita, l’unico modo per sfuggire a un marito violento e a un’esistenza annegata in un oceano di rimpianti. Con una passione e un coraggio che non sapeva neppure di avere, Tina inizia quindi a scavare nel passato, intrecciando ricordi arrossati dal sangue della guerra e confusi dalle nebbie del tempo. Inizia a lottare per cambiare. Per vivere, finalmente. Perché sa che aggrapparsi a quel ricordo significa non arrendersi, sfidare il destino, scommettere sulla propria felicità. E che non è mai troppo tardi per perdonare. Soprattutto se stessi. Una storia che regala un crescendo di emozioni e in cui ogni donna si può identificare; un’autrice che sa raccontare con slancio e sincerità la forza dei sentimenti: ecco perché «La lettera» ha entusiasmato i lettori di tutto il mondo, diventando in brevissimo tempo un autentico bestseller e rimanendo nel cuore di chiunque abbia trovato, nella vita dei suoi personaggi, una scintilla della cosa più preziosa in assoluto: la speranza.


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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.