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Recensione: L'arte di ascoltare i battiti del cuore di Jan-

Casa Editrice: Beat (Neri Pozza Editore)
Costo: €9,90
Lingua originale: Tedesco
Titolo Originale: "Das Herzenhören"
Traduttore: Francesco Porzio

Trama:
A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall’aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Entrando, sulla parete di fronte è possibile scorgere una vetrina con biscotti e dolcetti di riso sui quali si posano mosche a dozzine. Accanto, un fornello a gas con sopra un bollitore nero di fuliggine con l’acqua per il tè. Negli angoli, cataste di cassette di legno con bottigliette piene di una bibita arancione. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesselì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre, avvocato di successo, marito fedele e genitore integerrimo, è scomparso. Un giorno, semplicemente, non è più rincasato, e nei mesi successivi non ha dato alcuna notizia di sé, nemmeno un breve cenno di commiato. Solo il silenzio più assurdo e crudele.
La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido… un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok.
L’atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: «Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l’ultima volta».
Una pura, indimenticabile lettera d’amore che ha scosso profondamente Julia. Il desiderio di scoprire i segreti del padre, e magari persino di ritrovarlo, si è fatto così irresistibile che Julia ha deciso di partire immediatamente per Kalaw, quella piccola città annidata tra le montagne, dove tutto ora le appare estraneo: la luce, i profumi, i rumori, le persone. La giovane figlia di Tin Win non sa ancora che proprio a Kalaw, in quella modesta casa da tè, conoscerà per bocca del più miserabile dei suoi avventori, un vecchio dalla camicia ingiallita e dai sandali di gomma, una storia meravigliosa fatta del destino segnato dalle stelle, di forza della fede, di misteri e saggezza buddhista e di un amore sconfinato.

Recensione:
Per la recensione di questo libro non so proprio da dove cominciare. Sono talmente tante le cose che non mi sono piaciute che non saprei quale dire per prima. C'è da dire che questo libro di mia spontanea volontà non l'avrei mai preso, ma l'ho acquistato per conto di un'amica e siccome mi è rimasto in casa parecchi giorni alla fine la curiosità ha preso il sopravvento, purtroppo.
Lo stile di scrittura è banalissimo, linguaggio semplice, nessuna descrizione particolare, nessuna terminologia che faccia immedesimare con il luogo di cui si sta parlando. Non brutta, ma neanche degna di nota, rende il romanzo abbastanza scorrevole e mi ha dato la possibilità di arrivare sino alla fine (insieme alla speranza che fosse tutto un sogno causato da un sonno comatoso della protagonista che però purtroppo è stata vana).
Il libro è diviso in tre parti, nella prima scopriamo perché Julia è voluta partire per cercare il padre, la seconda riguarda tutta la vita del padre quando viveva in Birmania e la terza la conclusione in cui Julia scopre che l'amore è la cosa più importante nella vita, cosa che ci starebbe anche, se non fosse che il motivo per il quale ha questa rivelazione lo sa solo lei.
Il romanzo è un continuo andirivieni tra presente, in cui Julia sta cercando il padre e passato, in cui U Ba le racconta l'infanzia del padre. Il presente è totalmente inverosimile e scontato.
Julia è una protagonista che viene descritta in un modo ma poi si comporta in maniera totalmente opposta e U Ba che dovrebbe essere un personaggio misterioso in realtà risulta scontato e il suo ruolo nella storia abbastanza ovvio.
Il passato è decisamente più interessante, Tin Win e Mi Mi sono dei personaggi che sanno catturare bene l'attenzione, incuriosire e appassionare. Probabilmente se non ci fosse stato il doppio racconto ma solo la storia di Tin Win in prima persona il romanzo sarebbe stato decisamente più piacevole. Molto bella è anche la descrizionde del popolo birmano, con le sue credenze e i suoi usi, peccato che l'autore non sia entrato maggiormente nei particolari, perché avrebbe arricchito notevolmente la storia. Ovviamente però anche questa piccola parte più piacevole doveva essere distrutta da un comportamento totalmente insensato del padre che, per quanto inizialmente sia stato obbligato ad allontanarsi da Mi Mi a causa dello zio continua la sua vita come una marionetta incapasce di scegliere autonomamente la propria strada, oppure è semplicemente uno che si approfitta della situazione, ma questo non avrebbe senso con il finale, insomma, per me un comportamento totalmente assurdo.(1)
E qui il romanza cade a picco. L'autore non riesce a dargli una conclusione sensata, forse per il desiderio di dargli per forza un significato filosofico sull'amore che però non emerge da nessuna parte se non obbligato dalla marea di aforismi più o meno originali che vengono inseriti.
La narrazione del passato che sino a questo momento salvava minimamente la storia finisce, il tutto viene riunito male e senza reali spiegazioni, con tanto di "effetti speciali" solo per far capire che Tin Win e Mi Mi si sono amati follemente nonostante si siano comportati, lui in particolare, in maniera totalmente incongrua ai sentimenti che in teoria provavano, anzi, in questo caso Mi Mi non ha colpe, ma il comportamento di Tin Win ai miei occhi resta completamente inspiegato. (2)
Romanzo che non consiglierei mai, ma mi ha messo curiosità sugli usi birmani e l'argomento mi piacerebbe approfondirlo.

Note:
(1) Per lo meno a me non sembra credibile uno che dice di amare immensamente una donna in Birmania ma quando va negli stati uniti ne sposa un altra dicendogli che non la potrà mai amare quando vorrebbe e quando potrebbe tornare in Birmania non lo fa perché il suo amore per l'americana e i figli (si perché se si ama di amore vero una persona dall'altra parte del mondo la prima cosa alla quale si pensa è filiare con un'altra donna) non glie lo permette. E poi si comportano da separati in casa? Anche quando i figli vanno via quindi non sarebbe più un problema prendere ognuno la sua strada? Però tornare per morire insieme all'amata birmana. Troppo tirato e totalmente non credibile.
(2) E poi diciamocelo, sta bene aggiungere un po' di magia alla vita quotidiana, ma far smettere di battere il proprio cuore a comando solo per morire insieme all'amata proprio no! ”

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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.