“Credo di averlo sconfitto” è il libro d'esordio di Luca Marrucci, edito nel 2014 da Edizioni Leucoteca.
Finalmente sono riuscita a trovare un po’ di tempo libero per scrivere questa recensione. Ci sono almeno due motivi per i quali ci ho messo tanto, il primo è sicuramente una questione di tempo da poter dedicare, il secondo è tutto da imputare al libro. Non sicuramente perché è un libro lento, anzi si legge in maniera molto veloce, il ritmo è serrato e ci sono momenti in cui si ha l'ansia di staccarsi dalle pagine per paura che il tempo continui a scorrere anche senza di te spettatore! Dò la colpa però anche al libro, perché rientra sicuramente tra i libri più particolari che io abbia mai letto e sinceramente, nonostante abbia aspettato un po’ a scrivere la recensione proprio per poterci ragionare su, non so dare un giudizio definitivo, non perché nelle fantomatiche cinque stelline darei la terza che non è né carne né pesce, ma perché tra quelle cinque stelline non saprei minimamente quale dare. È un libro che mi ha un po' destabilizzato e aperto a modi decisamente nuovi di raccontare.
Alla fine ho deciso di scrivere comunque la recensione, magari mettere per iscritto le mi impressioni mi aiuterà a schiarirmi le idee!
Il libro racconta il flusso di pensieri di un ragazzo che fa uso di droghe, è scritto senza lettere maiuscole è questo rende la scrittura scorrevole in maniera un po’ anormale. Ti senti in obbligo di leggere veloce perché altrimenti le parole scappano, un po’ come se davvero si stesse cercando di stare dietro al filo di pensieri di un drogato, non sai quando rallenterà la corsa e quando succede hai paura di rilassarti perchè da un momento all'altro potresti trovarti nuovamente in corsa. Questa è la cosa che più mi ha colpito del romanzo, se c’è una cosa che adoro è quando la scrittura si sposa in maniera perfetta con la realtà che sta andando a raccontare e non ci sarebbe stato modo migliore di rendere questo flusso di pensieri.
Le giornate non sono scandite, il flusso temporale non chiaro e anche gli eventi sono spesso confusionari, ma penso che sia perfettamente concorde con la mente che si sta andando a conoscere. Gli eventi però escludendo qualcuno veramente bello, sono anche spesso ripetitivi e questo rallenta e annoia. Questo credo sia anche dovuto al fatto che non c’è crescita una crescita del personaggio, non sembra ci siano momenti di lucidità che indirizzino il romanzo, è un susseguirsi di istitinti e di sensazioni che però non sembra portino da nessuna parte.
Per questo motivo mi sento di dire che probabilmente lo avrei preferito in forma di racconto. Dai racconti ti aspetti che possano avere finali un po’ fumosi, che siano semplicemente spezzati di vita che non conducano però da nessuna parte precisa. Invece io circa a due terzi del libro ho iniziato a sperare in un cambiamento che però non ho vissuto.
Non voglio entrare nei particolari, anche se non credo ci sia molto da “spoilerare”, però la parte finale è quella che mi ha lasciato più in sospeso. Sia nel finale che nei ringraziamenti, continuavo ad andare avanti cercando pagine che non c’erano, avevo bisogno di saziare la mia curiosità: cosa è successo poi? Ma la fame è rimasta.
Ho bisogno di sapere di più, pur essendo una bellissima raccolta di pensieri, il fatto di ritrovarmi senza spiegazioni mi ha totalmente destabilizzato (l'ho già detto vero? Non saprei come altro esprimere ciò che mi ha lasciato!).
Per maggiori informazioni sul libro potete visitare la sezione del sito Leucoteca dedicata al libro o guardare il booktrailer su youtube.
Buona lettura!