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Recensione Monolith di Recchioni, Uzzeo e LRNZ


“Monolith… Lo stato dell'arte della tecnologia e del design… Al servizio di un solo obiettivo… La sicurezza delle persone che amiamo.”

La Monolith è la macchina del futuro: progettata fin nei minimi dettagli per offrire confort e sicurezza ai suoi passeggeri, dotata di motore di bordo ad intelligenza artificiale ultra avanzata e blindatura totale; perfetta per i lunghi viaggi in ogni tipo di terreno, a prova qualsiasi incidente, di furto e di scasso. Il gioiello della tecnologia, la macchina che chiunque sognerebbe di possedere per viaggiare in tranquillità. A meno che non si trovi in pieno deserto, come Sandra e il piccolo David, e l'intelligenza artificiale non si rompa, chiudendo la mamma fuori e il bambino dentro, al sicuro da qualsiasi agente esterno, lei compresa.
Sono queste le devastani premesse del nuovo progetto creato da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo e disegnato da Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ; un progetto in realtà nato in due diversi volti, visto che in contemporanea con l'anteprima della graphic novel edita Sergio Bonelli Editore, è stato presentato anche un film diretto da Ivan Silvestrini che ripercorre la storia di Monolith in chiave cinematografica.
Io ho avuto la fortuna di acquistare la graphic in anteprima al Lucca Comics (dovrebbe arrivare in libreria e fumetteria all'inizio del 2017), ed è di questa che vi parlerò oggi, sperando ovviamente di poter recuperare anche il film il prima possibile – potrebbe uscirne anche una Domenica Cinematografica, mica male!

Come vi anticipavo poco fa la nostra protagonista Sandra, giovane madre in fuga forse più da se stessa che dal marito, si trova bloccata nel deserto americano, al buio, chiusa fuori dalla sua Monolith e irrimediabilmente separata dal piccolo David, che la Monolith protegge tenacemente pure da lei. Lontana dalla civiltà e senza possibilità di chiedere aiuto, deve fare i conti non solo con il freddo e gli animali selvaggi ma, cosa ancora peggiore, con gli spaventosi incubi che la perseguitano e che vivono del suo sentimento di inefficienza e incapacità come madre e come persona.
Oltre alla più manifesta critica all'impertecnologizzazione e al bisogno esasperato di sicurezza, Monolith cela un nucleo profondo di esplorazione ed indagine psicologica, una denudizzazione dell'essere umano da quelle che sono in realtà barriere mentali autocreate, per arrivare al fulcro della sua essenza, alle sue paure primordiali sopite ma mai estinte.
Così anche Sandra si trova denudata nelle tavole più crude e potenti disegnate da LRNZ, in balia dei suoi timori, di quella parte di sé che l'ammonisce nella sua incapacità di fare da madre al piccolo David, che gioca con le sue insicurezze, con le sue fragilità, distruggendola fino a renderla quasi inerme. È in balia di questi tormenti che la lasciamo, in attesa di vedere come nella seconda parte della storia cercherà di ricostruirsi partendo dai fragili pezzi in cui si è scomposta.
Le parole di Recchioni e di Uzzeo sono poche, ben dosate, essenziali, perché la narrazione è lasciata soprattutto alle immagini, al variare della tavola cromatica, al simbolismo scelto per rappresentare la distruzione di Sandra. Sogno e realtà si mischiano e si fondono nella mente della protagonista e i loro bordi sfumano, così che l'oscurità dell'incubo cala anche sul deserto reale, mentre le parole della melodia scelta dalla Monolith per cullare il piccolo Dadiv penetrano nel subconscio di Sandra, assumendo le sembianze di un'oscura colonna sonora.

Insieme alle immagini, sono le musiche e i suoni a fare le veci dei dialoghi: scandiscono il viaggio di Sandra fino al deserto le prime, accentuano la drammaticità dell'incidente e dei tentativi di forzare l'apertura della macchina i secondi, fino a sbiadire entrambi e a diventare parte dell'eco mentale della protagonista.
Trattandosi di un lavoro così particolare, è difficile trasmettervi esattamente tutte le sensazioni che Monolith mi ha trasmesso durante la lettura: se dovessi condensarle in poche parole direi che le più forti sono state l'angoscia, la disperazione e al tempo stesso lo stupore e la meraviglia. Le prime ovviamente derivano direttamente dalle sensazioni provate dalla stessa Sandra, mentre le seconde sono strettamente legate al magistrale lavoro artistico che questo volume racchiude.

Trama:
Una macchina all'avanguardia, la più resistente e sicura sul mercato, un gioiello di tecnologia. Ne esistono ancora poche in circolazione. Una di queste, Sandra l'ha ricevuta in regalo dal marito Carl, che vuole il meglio per lei e per il loro amato figlioletto David. E proprio a bordo della Monolith Sandra e il piccolo David partono per un viaggio. Ma una volta giunti nel deserto, una serie di sfortunate circostanze creano una situazione drammatica: David chiuso dentro la macchina e Sandra fuori, madre e figlio si troveranno a vivere la prova più difficile della loro vita.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.