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Recensione: La storia d'amore più bella del mondo di Massimo Incerpi



Ci è voluto più di un anno, ma alla fine sono riuscita a trovare (per mia sfortuna aggiungerei) un romanzo che non solo riuscisse a trasmettermi una sfilza di emozioni poco piacevoli e molto vicine alla rabbia, ma soprattutto che mi spingesse a scrivere una recensione molto negativa e critica a livello di quella di Raccontami ancora di noi.
Lasciate dunque che vi presenti il fortunato libro che si è aggiudicato ad occhi chiusi il titolo di romanzo meno piacevole del 2016: La storia d'amore più bella del mondo di Massimo Incerpi. Ammetto che avrei dovuto intuire che tra me e questo romanzo non ci sarebbe stato grande feeling già solo leggendo la trama sulla copertina, e che forse avrei dovuto essere più saggia ed evitarne la lettura; ma d'altronde si tratta di un invio a sorpresa di una casa editrice, un evento abbastanza raro e quindi non potevo assolutamente archiviare questo libro senza dargli neanche una possibilità di riscattarsi. Quindi l'ho preso in mano e mi ci sono tuffata di testa, ignorando la vocina interiore che continuava a ripetermi che l'acqua era davvero troppo poco profonda per un tuffo di tale portata. E ovviamente è finita che la testa ce l'ho sbattuta, e ora ho più di una ragione (nonché una voglia sadica), di raccontarvi cosa ha causato la mia frattura celebrare con conseguente morte.

“Azzurra ha diciannove anni, ha appena cominciato l’università e vive con la madre. Ragazza modello, ha sempre rigato dritto, seguendo i consigli degli adulti. Almeno finora. Ignorando tutti i pareri contrari, questa volta ha deciso di partecipare a un programma televisivo: La storia d’amore più bella del mondo. Il format prevede che un ragazzo sia corteggiato da più pretendenti e che alla fine ne scelga una da frequentare al di fuori degli studi. La prima serata in TV c’è Omar, un venticinquenne di Milano, bello e carismatico: Azzurra ne è rimasta affascinata la prima volta in cui lo ha visto. Ma le cose non vanno come si aspettava, infatti il ragazzo sembra non provare interesse per lei e apprezzare invece le altre corteggiatrici. Dopo la registrazione della puntata, però, Omar la sorprende, proponendole di trascorrere una giornata a Parigi insieme a lui. Azzurra accetta, ma proprio quando sta per lasciarsi andare, dal suo passato ricompare Tommy, il suo ex, e con lui i tradimenti e la sofferenza che ha subìto e non ancora dimenticato…” (Trama dalla quarta di copertina)

Molti di voi, soprattutto quelli che mi conoscono abbastanza bene, si staranno ancora chiedendo cosa mi abbia spinta a leggere questo romanzo così diametralmente opposto ai miei gusti ed interessi; credo che solo un 40% possa essere ricondotto al fatto che si tratti di un invio di una CE, mentre il restante 60% può essere individuato in un insano miscuglio di masochismo e morbosa curiosità. Purtroppo si, sono curiosa per natura e spesso mi capita di spingermi per curiosità in territori che la parte sana del mio cervello mi intimerebbe di evitare come la peste.
Io odio i programmi televisivi del calibro di Uomini e Donne (in realtà ad essere sinceri odio il 90% dei programmi televisivi, non possiedo un televisore e se lo comprassi sarebbe solo per poter vedere i film su Netflix in uno schermo grande e comodamente seduta su un divano) e normalmente se mi capita di imbattermi in conversazioni su questo tema le schivo abilmente in ogni modo possibile; purtroppo o per fortuna, sono sempre stata dell'idea che l'esibizionismo e lo sbandieramento della propria vita privata sia tanto triste e fastidioso da non meritare neanche la classificazione nel trash, genere nel quale preferisco inserire le parodie di romanzi famosi in chiave zombie e altri espedienti a mio avviso ben più divertenti.
E La storia più bella del mondo parla ovviamente proprio di questo, si nutre e si abbevera nella spazzatura televisiva, ambientando la storia proprio in una copia del famoso programma dei tronisti. Devo essere sincera, forse avrei provato molto meno fastidio se come protagonista del romanzo ci fosse stata una biondona ossigenata dal quoziente intellettivo pari a quello di un comodino invece che una diciannovenne presentata come matura, seria, intelligente, pratica, educata e quant'altro, almeno ci avrei messo una pietra sopra fin dall'inizio. La storia non regge già dalla scelta dei personaggi per capirci; non basta una rottura per spingere una persona come quella descritta sopra ad iscriversi ad un programma simile, neanche per uscire dagli schemi, essere “trasghe”, fare ciò che nessuno si aspetta da lei etc. Uscire ad ubriacarsi, farsi un tatuaggio, fare un viaggio per il mondo, darsi al sesso occasionale sono reazioni estreme ma plausibili, iscriversi ad un programma del genere è proprio fuori da ogni comprensione umana. Se poi la saggia ragazza sceglie di lanciarsi sotto i riflettori per risanare la sua autostima da conquistatrice con il bellone di turno visto sullo schermo, l'assurdità aumenta a livelli incalcolabili.
Credo che l'obbiettivo dell'autore fosse dimostrare come, anche in un programma del genere, siano l'intelligenza, la spontaneità e la sincerità a vincere. Ebbene non riesce neanche in questa sua piccola dimostrazione, dato che pagina dopo pagina la nostra Azzurra conferma sempre più la sua reale mancanza di intelligenza, con una serie di azioni al limite del ridicolo e dell'assurdo; azioni che ovviamente non vengono mai rilevate come tali da chi la circonda fuori e dentro il programma, visto che probabilmente, se il suo quoziente intellettivo è pari a quello del comodino (perché alla fine lo è quanto lo sarebbe stato quello della biondona di sopra), quello di tutti gli altri personaggi messi insieme non raggiunge il cassetto.
Come se non bastasse questa trama brillante ed interessante, ecco che l'autore dopo poche pagine si rilancia nei peggiori cliché del genere, inserendo non solo il famoso e personalmente detestato triangolo d'amore con l'ex di lei, che si è comportato male ma ora ci tiene tanto a farsi perdonare, ma anche la bellona e stupida di turno che serve solo ad esaltare la brillantezza della protagonsita e ad accendere la sua competitività nella caccia al belloccio, e la mamma saggia che cerca di dissuadere la figlia da questa assurdità (almeno una sana ci voleva), ma che viene ovviamente criticata dalla figlia brillante ed intelligente per il suo essere sempre stata una cattiva madre con lei e averle causato gravi traumi adolescenziali (traumi che trall'altro spiegano tante tante cose).

Omar, il bellissimo e spontaneo tronista, è forse il personaggio più antipatico e schizzato di cui io abbia mai letto: maschilista fin dentro al midollo, convinto di meritare la ragazza migliore del mondo solo perché nella sua testa lui è ovviamente il ragazzo migliore del mondo, non fa che portare avanti la sua mentalità schifosamente maschilista per tutte le pagine, mascherandola dientro un velo di perbenismo, sincerità e spontaneità che fanno venire mal di stomaco al primo contatto. Onestamente, forse preferisco il bastardo alla Christian Grey, almeno sai fin da subito che è un bastardo, piuttosto che questa finta pecorella che nasconde il lupo più sadico e odioso mai visto. Dà tristemente da pensare il fatto che l'autore sia un uomo, perché mi viene da pensare che davvero ci siano uomini con una mentalità del genere, ovvero che pensano di essere i salvatori delle donne, coloro che saranno sempre lì quando ce ne sarà bisogno, a ricordare alle lore donne quanto in realtà siano inadeguate e quanto siano buoni loro a tenerle con sé. Non che la mentalità delle autrici alla E.L James sia migliore, assolutamente, ma forse qualche speranza in un autore uomo ancora la riponevo.
Per quanto riguarda Azzurra invece, nessun miglioramento nella costruzione della protagonista femminile: sotto la finta pellicola di intelligenza si cela la solita inutile, lacrimosa, debole ed irritante ragazza sotto la media, che dovrebbe servire a far sentire le lettrici più compatibili, ma non fa che accendere in loro istinti omicida. Che poi, io questa cosa della protagonista creata appositamente debole e mediocre per permettere a chi legge di immedesimarsi la trovo non solo un'orribile offesa al mio genere, ma anche un espediente davvero molto molto triste; invece che fornire un modello di forza e coraggio a cui le lettrici più deboli potrebbero aggrapparsi, magari insegnando loro che tutte noi possiamo essere padrone del nostro destino anche se pensiamo di essere brutte e mediocri, insegniamo e convinciamo le ragazze che in realtà va bene essere inutili e piccole, tanto arriverà prima o poi il nostro bellissimo (e ricchissimo) principe azzurro che ci porterà in braccio nella nostra casa dei sogni e ci garantirà una splendida (e vuota) vita da casalinghe e mamme che cercano di autoconvincersi che non hanno bisogno di altro, e che si sentono realizzate a vivere per qualcun altro (marito o figli che sia) e mai per sé stesse.

Ad essere sincera, alla fine della lettura, ammetto di essere un po' preoccupata; non tanto per la consapevolezza che questo romanzo a qualcuno piacerà (ormai me ne sono fatta una ragione, c'è sempre qualcuno che apprezza la spazzatura, ricordo che la televisione è sempre lì, nonostante tutto), ma piuttosto perché sarà un altro tassello di questa triste educazione del genere femminile, che viene costantemente spinto ad accontentarsi, ad adeguarsi a quello che si è, al mondo che lo circonda, e quasi mai incoraggiato a tentare di cambiarlo, questo mondo che purtroppo ancora oggi non apprezza noi donne quanto dovrebbe (ovvero quanto apprezza gli uomini, precisazione necessaria di questi tempi).


E questo è quanto, non me la sento di lasciarvi il link ad Amazon qui sotto come stiamo facendo ultimamente perché non mi sento di consigliarvi questo romanzo. Se comunque lo leggerete fatemi sapere cosa ne pensate, credo che possa uscirne una conversazione davvero molto interessante.
Chiedo scusa all'autore e alla Newton Compton se si sentiranno offesi da qualche parte di questa recensione, il mio intento è stato quello di parlarne nella maniera più sincera possibile, senza filtri né condizionamenti esterni ma com'era prevedibile conoscendo i miei gusti, meglio di così non avrei potuto parlarne.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.