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Recensione: Jolly Roger, Le chiavi dello scrigno di Gabriele Dol


Cari Chiacchieroni, oggi vi parlo di un seguito, che ho potuto leggere grazie al suo gentilissimo autore. Si tratta di Jolly Roger- Le chiavi dello scrigno, seguito di Jolly Roger- La terra di nessuno di cui trovate una recensione qui.
Trattandosi di un seguito, non sarà semplicissimo raccontarvi la mia esperienza di lettura senza fare spoiler del romanzo precedente, ma cercherò di limitare i danni in modo da permettere anche a chi non ha letto il primo volume di proseguire con la lettura della recensione.
In ogni caso vi consiglio caldamente di leggere la prima recensione per avere qualche elemento in più (anch'essa è priva di spoiler).

Il romanzo si apre dove avevamo lasciato la storia: siamo sempre a Puerto Dorado, una piccola isola in mezzo ai Caraibi spartita tra quattro potenti nazioni: Francia, Inghilterra, Olanda e Spagna. Come avevamo supposto già dalla trama del primo libro, Puerto Dorado nasconde un segreto, molto ambito dalle potenze, che non si fanno scrupoli a combattersi per ottenerlo.
Una delle caratteristiche più significative di questo romanzo è la rosa vastissima di personaggi: di ogni nazione infatti conosciamo i membri più importanti e ne seguiamo passo passo le vicende; queste spesso s'incrociano con quelle degli altri personaggi, tessendo una rete di avvenimenti molto avvincenti e piacevoli.
È qui che salta all'occhio il primo pregio del romanzo: la capacità magistrale dell'autore di gestire un numero elevato di personaggi, che riescono ad interessare il lettore senza confonderlo o appesantirlo. Avevo già notato questa abilità nel primo romanzo, ma in questo secondo essa è ancora più visibile e godibile.

Altra capacità notevole dell'autore, è le gestione del ritmo: il primo romanzo infatti ha un ritmo leggermente più lento all'inizio del romanzo, quando facciamo la conoscenza di Sid O'Neill, il nostro protagonista principale, e di tutti i personaggi particolari che popolano l'isola, ma aumenta progressivamente tra le pagine, mentre i misteri si svelano e i combattimenti si fanno più serrati.
Questo secondo romanzo ha un andamento simile, ma con ancora più intensità: i combattimenti sono più frequenti, le strade dei personaggi si incrociano più spesso e accordi e fughe roccambolesche rendono la lettura intrigante e avvincente.
Il mistero che governava il primo romanzo è ancora presente nel secondo, ma in compenso, molti colpi di scena e molte rivelazioni permettono al lettore di non annoiarsi mai.
Lo stile di Dolzadelli mi aveva già colpito, ma ho trovato un ulteriore miglioramento in questo romanzo, dove le descrizioni sono ancora più curate e i dialoghi molto verosimili ed interessanti.

Insomma, un secondo volume che non delude, anzi, invoglia il lettore a continuare la lettura della serie e ad aspettare con ansia il seguito.
Se non avete ancora provato Jolly Roger, vi consiglio di dargli una possibilità; è un'opera autoprodotta, che potete trovare tranquillamente ad un prezzo bassissimo negli store online 🙂

Trama:
1670. Il nobile francese Jean Louis Lafayette, esiliato sull'isola di Puerto Dorado, nel Mar dei Caraibi, viene a conoscenza dell'ubicazione di uno scrigno capace di cambiare le sorti del mondo intero. In una sola notte gli equilibri politici, costruiti nel corso di nove anni sulla piccola isola, crollano miseramente dando inizio a una serie di eventi che metteranno a ferro e fuoco la colonia contesa. Così, mentre il giovane Sid continua la ricerca del fratello Alexander e il temibile Ludwig Van Hossell si prepara a catturare il comandante dei ribelli soprannominato “El Diablo”, inizierà una vera e propria guerra per il possesso delle quattro chiavi che aprono il misterioso scrigno. Niente sarà più come prima e i protagonisti conosciuti nel primo volume “La terra di nessuno” daranno prova di ciò di cui sono capaci per realizzare i propri desideri e ambizioni.


8/10

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.