C'è qualcosa di magico nelle gocce d'acqua che sbattono incessanti sul terreno asfaltato, portandosi dietro il loro rumore, un ticchettio preso singolarmente ma un fruscio incessante quando le si sente insieme.
E c'è qualcosa di molto singolare quando sentendo quel fruscio acquoso ti volti alla finestra e noti che nessun acquazzone bagna il terreno; quella cascata interminabile è dentro di te, non oltre la finestra; le gocce pesanti battono sul tuo cuore, impregnano i tuoi tessuti, penetrano nelle tue ossa. E tu ti senti fradicio dentro, pesante, acquoso.
Ma non c'è ombrello che possa ripararti, quando la pioggia è dentro di te puoi solo sederti e aspettare che torni il sole.
Queste poche righe sono figlie di una giornata un po' malinconica, grigia come il peggiore degli asfalti, umida e scivolosa; il mio umore è spesso governato dagli sbalzi climatici (credo di potermi definire a pieno titolo metereopatica), ma ho scoperto nella scrittura il migliore dei rimedi; mettere nero su bianco sentimenti un po' cupi e malinconici, specie se poco motivati, permette di vederli con maggiore chiarezza, di analizzarli e scoprire la loro reale essenza, spesso immaginaria e inconsistente.
Se come me vi capita spesso di diventare malinconici quando il sole si nasconde dietro una spessa cappa di nuvole umide, il mio consiglio è: scrivete, qualsiasi cosa vi passi per la testa, le vostre emozioni, le vostre sensazioni, i vostri problemi. Non è necessario che qualcun altro le veda, vi basterà poterle scrivere e rileggere voi soli. E vi renderete conto che acquistano tutto un altro aspetto una volta fermate come parole, saranno sempre malinconiche, ma un poco più dolci e molto meno pesanti.